Studio di Fisioterapia e Osteopatia Dott. Micaglio Maurizio, Francesco e Giovanni
Studio di Fisioterapia e Osteopatia Dott. Micaglio Maurizio, Francesco e Giovanni

campane tibetane

Origini e storia

Le campane tibetane sono strumenti originari del Tibet, Nepal e India, ma vengono prodotte anche in altri paesi come Cina, Giappone e Corea; i primi esemplari però sono senza dubbio stati prodotti in Tibet, nella regione Himalayana anche se la storia è ancora avvolta dal mistero.

Per questo motivo le campane tibetane provenienti dal Tibetsono quelle più ricercate sia per la loro qualità costruttiva e sonora, sia per la loro manifattura.

Questi strumenti sono considerati da molti popoli come una forma pura di suono, ovvero di vibrazione poliarmonica e per questo sono considerati come strumenti vibrazionali.

Composizione e struttura

A differenza delle classiche campane che tutti conosciamo, la campana tibetana non viene appesa capovolta con il batacchio all’interno, ma è una campana statica da tenere in mano o a terra con la parte cava rivolta verso l’alto.

La composizione è la parte che forse rende le originali campane tibetane molto costose e difficili da trovare: sono infatti composte da una particolare lega di sette metalli, ognuno dei quali legato a un dei pianeti del nostro sistema solare:

  • Oro = Sole
  • Argento = Luna
  • Mercurio= Mercurio
  • Rame = Venere
  • Ferro = Marte
  • Stagno = Giove
  • Piombo = Saturno

Il suono emesso cambia in base a diverse caratteristiche della campana quali la proporzione con cui sono presenti i vari componenti metallici, lo spessore e la forma della campana stessa.

I sette metalli sono quelli base, ma per esempio in una campana tibetana conservata al British Museum sono stati analizzati e trovati ben 12 metalli: argento, nichel, zinco, rame, cadmio, arsenico, ferro, antimonio, stagno, piombo, cobalto e bismuto.

L’esatta ricetta per ottenere la lega originale è tutt’oggi un mistero e i dibattiti sono ancora molto accesi.

 

Utilizzo tradizionale

Ancora oggi le campane tibetane sono utilizzate nella tradizione lamaista nei monasteri per cerimonie e meditazione grazie alla loro capacità di riprodurre correttamente il suono dell’OM.

L’utilizzo è semplice da spiegare, ma richiede un po’ di pratica per riuscire a suonarle bene, quindi non abbattetevi se non riuscite subito.

La ciotola va impugnata nella mano sinistra tenendo a contatto con essa tutte e cinque le punte delle dita; in questo modo consentirete alla campana la massima vibrazione fisica e da un punto di vista zen rappresenta l’energia femminile Yin (campana) sostenuta dalle cinque “buddhità”, manifestazioni del Buddha; i sette metalli rappresentano invece i pianeti e quindi il cielo (yang). 

Da questa posizione impugnate con la mano destra il bastoncino, in genere coperto di pelle, che vi hanno dato assieme alla campana e cominciate a farlo scorrere sul bordo della campana: dopo qualche giro (quindi non immediatamente) e tentativo con più o meno pressione (iniziate proprio sfiorando e poi aumentate) sentirete la vostra campana suonare.

Adesso che siete riusciti a farla suonare più o meno bene, provate a portarla all’altezza del cuore (più precisamente al chakra del cuore) e continuate col movimento facendo girare il bastoncino in senso orario e con la mano destra: delle sensazioni molto particolari potrebbero avvolgervi in quanto state mettendo in relazione l’energia sonora della campana con quella del cuore.

Ricordiamoci sempre che ogni campana ha il suo suono ed è comunque diverso dalle altre (salvo forse per quelle prodotte industrialmente, ma a cui non facciamo neanche riferimento in questo articolo).

Chiamata anche singing bowl (ciotole cantanti) sarà un valido supporto per tutte le vostre pratiche che necessitano di rilassamento e meditazione (o la preghiera) come attività di base.

Le proprietà strutturali delle vere campane tibetane consentono ai loro suoni di esser in armonia con le vibrazioni dei vari pianeti e di trasmetterle a chi le suona o le ascolta.

Scientificamente parlando si potrebbe spiegare questo fenomeno come una “concordanza di fase” quello cioè che permette a due onde di unirsi e vibrare allo stesso modo: lo stesso avviene con i pendoli che se affiancati tenderanno a oscillare dopo un po’ allo stesso ritmo.

Alcune ricerche hanno evidenziato come quando vengano suonate, le campane tibetane emettano onde alfa, particolari onde cerebrali, regolari e sincronizzate, caratterizzate da frequenze comprese tra gli 8 e i 12 Hearz: queste onde sono rilevabili durante la veglia ad occhi chiusi o nei momenti appena prima di addormentarsi.

Diverse applicazioni

Viste e considerate le caratteristiche delle campane tibetane potremmo consigliarne l’utilizzo in tutti quei momenti in cui necessitiamo di rilassamento come durante la meditazione o quando ci concentriamo sulla rrespirazione o su noi stessi (introspezione).

Possono essere un ottimo accompagnamento per lezioni di yoga, di pilates, di postural trainer o in qualsiasi attività in cui sia fondamentale sentire il proprio corpo e la postura rimanendo concentrati su se stessi.

Molto interessante risulta il lavoro sui sette chakra, visto anche il chiaro riferimento con i sette pianeti del sistema solare e i sette metalli di cui è composta la campana tibetana: il consiglio è quello di usare una campana più grande (anche da 1.500 grammi) per il chakra inferiori, mentre una più piccola (intorno ai 300-320 grammi) per i chakra superiori; in questo modo la frequenza più basse e potente della prima entrerà più facilmente in risonanza con i primi, mentre la seconda con quelli più alti (in particolare con il sesto).

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